NATALE CON I RAGAZZI DI SAN MICHELE 

Domenica scorsa i bambini e ragazzi della comunità di San Michele hanno messo in scena una rappresentazione della Natività. Con tutta la loro freschezza si sono imbattuti in una attualizzazione: il Natale non è la Festa di “papai Noel”, ma per la venuta di Gesù Bambino. Penso che per loro non sia stato facile pensarla in questa maniera: è ben più pratico aspettare l’arrivo di un regalo per mezzo di qualche donazione, che vedere in quel Bambino un segno di speranza per il futuro. I ragazzi di questa comunità sono sorridenti e hanno voglia di giocare e divertirsi, ma si trovano a fare i conti con la povertà che li accompagna da molto tempo, diciamo fin dalle loro origini.

L’espressione interiore che ho avuto la prima volta che sono entrato in quel quartiere è stata: ma quanti sono?! E poi le sorprese non sono mancate: si sono avvicinati a un estraneo con tanta rapidità e semplicità che mi ha disarmato, oltre a pormi tante altre domande… Non è difficile stare con loro: qualsiasi attrazione è una novità e quando li ho salutati la prima volta mi hanno chiesto prima se ero inglese, poi cinese… italiano non faceva parte del loro bagaglio di conoscenza delle lingue. Vivono in una zona della parrocchia che è ai confini, ma pare di essere già in un altro mondo: spesso mancano delle necessità prime per una vita dignitosa, come l’acqua. 

Da qualche tempo la pastorale dei bambini si sta prendendo nuovamente cura di loro, cercando adunarli e di offrire uno spazio dove poter condividere la gioia di stare insieme. Alcune signore delle comunità vicine offrono incontri di catechesi per i più grandi, mentre donna Cristiane si sta impegnando per una azione di animazione dei più piccoli. Penso che lo sguardo di Maria nei confronti del Bambino Gesù sia quello che più e meglio ci aiuta a vederli con occhi differenti, come di chi si stupisce di fronte al piano di Dio e alla potenzialità di ciascuna creatura.

La speranza è di poter continuare a sostenere questa opera di prossimità con questi bambini e di vicinanza anche alle loro fragili famiglie, come un’opera di conferma che non è babbo natale a assistere qualcuno una volta l’anno, ma la cura della comunità che si fa carico e tenerezza per gli ultimi.

Mentre vi sto scrivendo a brevi intervalli continuano a scoppiare fuochi d’artificio che vogliono dare il benvenuto all’anno nuovo e salutare il passato. È quasi passato un anno da quando mi trovo in questa terra e mi auguro e vi auguro di poter vedere il nuovo con gli occhi di chi si sa stupire e cucire (meditare) tutto quanto ci verrà offerto. 

Buon 2014!

don Luigi

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