Buon Natale

Carissimi amici e amiche,

                 eccomi a voi in prossimitá del Natale di Gesú, festa della vita, festa per tutti noi. Vi scrivo col cuore colmo di gratitudine per l’affetto con cui mi state accompagnando e per le vostre preghiere che sostengono il mio cammino missionario qui, alla periferia di Rio de Janeiro, alla periferia dell’umanitá, dove ho ascoltato per dieci anni il grido di questa gente, calpestata in vari modi nei suoi diritti fondamentali e sempre lasciata fuori dallo scacchiere dei “potenti”. In questi giorni, come giá era previsto, sto cominciando a salutare una ad una, le realtá che ho accompagnato in questi anni, fin da quando sono arrivato qui, nel dicembre del 2005, visto che é terminato il tempo della mia permanenza qui a Duque de Caxias. Non nascondo la sofferenza di lasciare questa che é stata la mia famiglia in questi anni cosi carichi di vita e di luce. Forse é anche per questo che la riconoscenza per quanto Dio mi ha dato di vivere in mezzo a questo popolo aumenta sempre di piú. Principalmente perché riconosco come siano stati anni di profonda conversione personale. Il Brasile mi ha cambiato; come uomo, credente e prete. Non c’é piú il Lucio di dieci anni fa. Forse anche per questo credo che il Signore non ci converta, ma ci doni occasioni e esperienze per lasciarci convertire. Ed é stato cosi per me ogni volta che entravo nella case o nei tuguri di questo popolo che mi ha accolto sempre con un cuore grande perché chi é veramente povero, chi si riconosce povero, sá che non ha nulla da perdere e dá di cuore anche il nulla che non ha.

Danzare non é mai stato il mio forte. Ogni volta che ci provo mi sento ingessato, in grande imbarazzo. Mi ha sempre fatto un gran bene vedere la gente di qui danzare, “sambare”, com’é tipico del popolo di Rio de Janeiro. Di fatto il “samba” nasce proprio dai bassifondi, dalla gente povera e schiava, che davanti alle difficoltá pressanti della vita “si affida a Dio e danza sopra le difficoltá” sapendo che domani sará diverso perché il domani é sempre un’opportunitá per ricominciare.

Mi vengono in mente in questi giorni, le parole di Maria: “l’anima mia trasborda di gioia e il mio cuore danza con Dio mio Salvatore!”. Maria é riuscita a danzare con Dio, per Dio. Chissá se un giorno anch’io ci riusciró. Ma almeno tento di farlo con il cuore, perché loro me l’hanno insegnato. All’inizio aveveo paura. Si ha sempre paura di cio che non si conosce. Ma non si puó vivere sempre nella paura. Diventa una malattia; e la maggior parte delle nostre malattie, in fondo, sono frutto di una profonda mancanza di fiducia, in se stessi e in chi ci sta attorno. Maria é felice, perché ha deciso di fidarsi di Colui che l’ha invitata a danzare, andando contro ogni tipo di preconcetto, per rimanere fedele prima di tutto alla logica della vita: l’amore! Per questo amore Maria diventa la donna piú libera della storia, perché é capace di “fregarsene” di cio che dicono gli altri e di decidersi per l’amore di un Dio che riesce ad entrare in Lei perché incontra in Lei una porta aperta.

Ho trovato sempre porte aperte in questi anni. Anche i cuori piú duri, induriti dalla povertá, dalle ingiustizie e dal dolore alla fine mostravano uno spiraglio, quasi un invito ad entrare, per portare una speranza. E alla fine mi sono sempre accorto di non aver portato nulla… Sono loro che mi hanno dato tutto… Dio in questo tempo é stato “sfacciatamente” generoso con me nonostante io non abbia fatto niente… Come potrei essere uguale al giorno in cui sono arrivato? Anche per questo, cio che veramente ci converte é l’esperienza del suo amore misericordioso. Di fatto non é la semplice partecipazione alla vita della chiesa, della comunitá che ci converte. Puó essere un primo passo. Non é il nostro servizio o ministero dentro la chiesa che ci converte… é un primo passo. Instancabilmente Papa Francesco ci ricorda che se il nostro cuore non si lascia amare da Cristo, se non abbiamo il coraggio di lasciare che Lui entri nella nostra vita e ci converta con la logica della Croce, non ci servirá a molto il semplice partecipare… Sarebbe come essere invitati ad una cena e rimanere tutta la serata sulla soglia di casa.

Apriamoci all’amore di Cristo che ci invita ad entrare nel suo amore. Lasciamoci convertire da Lui.

In questi anni cio che piú mi ha aiutato ad ascoltare la voce di Gesú é stata l’esperienza di incontro con la Parola di Dio nei piccoli gruppi di lettura, riflessione e condivisione della Bibbia nelle piccole comunitá. A volte nelle familgie, a volte nei locali della comunitá, a volte nelle veglie per fratelli o sorelle defunti, altre volte nelle piazze con i giovani per lottare per una scuola migliore, per il diritto ad un lavoro, ad una casa per tutti… ma sempre a partire dalla Parola di Dio, perché é lí che questo popolo trova la forza di andare avanti, la ragione per cui continuare a lottare e a sorridere, a danzare, credendo che solo cosí la vita rinasce sopra il cadavere della morte.

Anche per questa fede vissuta e condivisa, in segno di gratitudine, ho accettato di continuare per altri tre anni il mio cammino missionario qui in Brasile, ma non piú qui a Duque de Caxias, ma aprendo un nuovo fronte missionario che la nostra chiesa di Padova ha strutturato negli ultimi anni, nel nord, nello stato e nella diocesi di Roraima, ai confini con il Venezuela e la Guiana. Non andró da solo, ovviamente, ma assieme ad un altro prete di Padova, don Benedetto e alcuni laici che si stanno preparando e nel corso del tempo si aggiungeranno all’equipe missionaria.

Sul perché investire ancora sulla missione, é necessario cominciare dalla convinzione che la missione per noi non é solo un andare ad aiutare qualcuno. Alla fin dei conti anche voi concorderete con me nel dire che di bisogno ce n’é anche in Italia, vero? Di fatto crediamo che oggi il volto della missione é cambiato. Tutti noi siamo cambiati. Anticamente pensavamo, come Chiesa, che era necessário soccorrere i bisognosi  e portare il Vangelo a quanti ancora non lo conoscono. In parte continua ancora ad essere cosí, sorattutto nelle regioni in cui realmente Cristo non é ancora stato annunciato. Ma la mia esperinza mi conferma che non puó piú essere solamente cosi. La missione vera si concretizza nel momento in cui tutti ci riconosciamo bisognosi, gli uni degli altri; dal momento in cui lasciamo cadere i muri della presunzione e del preconcetto e ci lasciamo “incontrare”, visitare…

Cosí, quando ho cominciato a riconoscere che questa gente a cui ero stato inviato, mi stava cambiando la vita e mi stava aiutando a vedere con occhi nuovi la realtá che stava attorno a me e dentro di me, ho iniciato a capire che missione é prima di tutto “condividere” cio che il Signore ha posto dentro di noi di piú bello. E tutti noi possiamo dire questo di noi, della nostra vita, della nostra storia… le difficoltá e i problemi del momento presente sono reali, ma non hanno il diritto di toglierci il sorriso e la speranza che il domani puó essere diverso. Il mondo cambia, se io cambio… Il mondo, la vita mi sorridono se anch’io, per un istante mi dimentico del mio mondo e lascio entrare il mondo che mi sta attorno, che é molto piú grande di me e dei miei problemi.

Il Natale nasce cosí! Quando, come i pastori, gente povera, gli ultimi e gli straccioni dell’epoca, mi lascio illuminare da questa luce nuova. E credo che solo questa luce puó cambiare il corso della storia a partire dal momento in cui io decido di lasciarmi abitare, trasformare da questa presenza che illumina e da vita a cio che in me ancora puzza di disperazione e morte.

Ho voluto condividere anche in forma “ufficiale” con voi, il presente e il futuro del mio cammino… É sempre una gioia poter continuare a camminare insieme, uniti dalla stessa fede e pregando gli uni per gli altri. È questo il regalo piú bello che anche quest’anno vogliamo scambiarci davanti al Presepe.

Se Dio vuole a Marzo saró in Itália per celebrare la Pasqua. Sará un’opportunitá per scambiarci qualche esperienza e molti abbracci; aggiornarci un po’ sulla situazione della nostra missione di Padova qui in Brasile e celebrare la gioia e la speranza di Gesú nella nostra vita.

Vi auguro un Natale ricco della grazia e della pace di Gesú.

… e vogliatevi bene come Lui ce ne ha voluto e continua a volercene giorno dopo giorno!

Dio vi benedica!       Don Lucio Nicoletto.

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