Buon Natale

Carissimi amici e amiche,

                 eccomi a voi in prossimitá del Natale di Gesú, festa della vita, festa per tutti noi. Vi scrivo col cuore colmo di gratitudine per l’affetto con cui mi state accompagnando e per le vostre preghiere che sostengono il mio cammino missionario qui, alla periferia di Rio de Janeiro, alla periferia dell’umanitá, dove ho ascoltato per dieci anni il grido di questa gente, calpestata in vari modi nei suoi diritti fondamentali e sempre lasciata fuori dallo scacchiere dei “potenti”. In questi giorni, come giá era previsto, sto cominciando a salutare una ad una, le realtá che ho accompagnato in questi anni, fin da quando sono arrivato qui, nel dicembre del 2005, visto che é terminato il tempo della mia permanenza qui a Duque de Caxias. Non nascondo la sofferenza di lasciare questa che é stata la mia famiglia in questi anni cosi carichi di vita e di luce. Forse é anche per questo che la riconoscenza per quanto Dio mi ha dato di vivere in mezzo a questo popolo aumenta sempre di piú. Principalmente perché riconosco come siano stati anni di profonda conversione personale. Il Brasile mi ha cambiato; come uomo, credente e prete. Non c’é piú il Lucio di dieci anni fa. Forse anche per questo credo che il Signore non ci converta, ma ci doni occasioni e esperienze per lasciarci convertire. Ed é stato cosi per me ogni volta che entravo nella case o nei tuguri di questo popolo che mi ha accolto sempre con un cuore grande perché chi é veramente povero, chi si riconosce povero, sá che non ha nulla da perdere e dá di cuore anche il nulla che non ha.

Danzare non é mai stato il mio forte. Ogni volta che ci provo mi sento ingessato, in grande imbarazzo. Mi ha sempre fatto un gran bene vedere la gente di qui danzare, “sambare”, com’é tipico del popolo di Rio de Janeiro. Di fatto il “samba” nasce proprio dai bassifondi, dalla gente povera e schiava, che davanti alle difficoltá pressanti della vita “si affida a Dio e danza sopra le difficoltá” sapendo che domani sará diverso perché il domani é sempre un’opportunitá per ricominciare.

Mi vengono in mente in questi giorni, le parole di Maria: “l’anima mia trasborda di gioia e il mio cuore danza con Dio mio Salvatore!”. Maria é riuscita a danzare con Dio, per Dio. Chissá se un giorno anch’io ci riusciró. Ma almeno tento di farlo con il cuore, perché loro me l’hanno insegnato. All’inizio aveveo paura. Si ha sempre paura di cio che non si conosce. Ma non si puó vivere sempre nella paura. Diventa una malattia; e la maggior parte delle nostre malattie, in fondo, sono frutto di una profonda mancanza di fiducia, in se stessi e in chi ci sta attorno. Maria é felice, perché ha deciso di fidarsi di Colui che l’ha invitata a danzare, andando contro ogni tipo di preconcetto, per rimanere fedele prima di tutto alla logica della vita: l’amore! Per questo amore Maria diventa la donna piú libera della storia, perché é capace di “fregarsene” di cio che dicono gli altri e di decidersi per l’amore di un Dio che riesce ad entrare in Lei perché incontra in Lei una porta aperta.

Ho trovato sempre porte aperte in questi anni. Anche i cuori piú duri, induriti dalla povertá, dalle ingiustizie e dal dolore alla fine mostravano uno spiraglio, quasi un invito ad entrare, per portare una speranza. E alla fine mi sono sempre accorto di non aver portato nulla… Sono loro che mi hanno dato tutto… Dio in questo tempo é stato “sfacciatamente” generoso con me nonostante io non abbia fatto niente… Come potrei essere uguale al giorno in cui sono arrivato? Anche per questo, cio che veramente ci converte é l’esperienza del suo amore misericordioso. Di fatto non é la semplice partecipazione alla vita della chiesa, della comunitá che ci converte. Puó essere un primo passo. Non é il nostro servizio o ministero dentro la chiesa che ci converte… é un primo passo. Instancabilmente Papa Francesco ci ricorda che se il nostro cuore non si lascia amare da Cristo, se non abbiamo il coraggio di lasciare che Lui entri nella nostra vita e ci converta con la logica della Croce, non ci servirá a molto il semplice partecipare… Sarebbe come essere invitati ad una cena e rimanere tutta la serata sulla soglia di casa.

Apriamoci all’amore di Cristo che ci invita ad entrare nel suo amore. Lasciamoci convertire da Lui.

In questi anni cio che piú mi ha aiutato ad ascoltare la voce di Gesú é stata l’esperienza di incontro con la Parola di Dio nei piccoli gruppi di lettura, riflessione e condivisione della Bibbia nelle piccole comunitá. A volte nelle familgie, a volte nei locali della comunitá, a volte nelle veglie per fratelli o sorelle defunti, altre volte nelle piazze con i giovani per lottare per una scuola migliore, per il diritto ad un lavoro, ad una casa per tutti… ma sempre a partire dalla Parola di Dio, perché é lí che questo popolo trova la forza di andare avanti, la ragione per cui continuare a lottare e a sorridere, a danzare, credendo che solo cosí la vita rinasce sopra il cadavere della morte.

Anche per questa fede vissuta e condivisa, in segno di gratitudine, ho accettato di continuare per altri tre anni il mio cammino missionario qui in Brasile, ma non piú qui a Duque de Caxias, ma aprendo un nuovo fronte missionario che la nostra chiesa di Padova ha strutturato negli ultimi anni, nel nord, nello stato e nella diocesi di Roraima, ai confini con il Venezuela e la Guiana. Non andró da solo, ovviamente, ma assieme ad un altro prete di Padova, don Benedetto e alcuni laici che si stanno preparando e nel corso del tempo si aggiungeranno all’equipe missionaria.

Sul perché investire ancora sulla missione, é necessario cominciare dalla convinzione che la missione per noi non é solo un andare ad aiutare qualcuno. Alla fin dei conti anche voi concorderete con me nel dire che di bisogno ce n’é anche in Italia, vero? Di fatto crediamo che oggi il volto della missione é cambiato. Tutti noi siamo cambiati. Anticamente pensavamo, come Chiesa, che era necessário soccorrere i bisognosi  e portare il Vangelo a quanti ancora non lo conoscono. In parte continua ancora ad essere cosí, sorattutto nelle regioni in cui realmente Cristo non é ancora stato annunciato. Ma la mia esperinza mi conferma che non puó piú essere solamente cosi. La missione vera si concretizza nel momento in cui tutti ci riconosciamo bisognosi, gli uni degli altri; dal momento in cui lasciamo cadere i muri della presunzione e del preconcetto e ci lasciamo “incontrare”, visitare…

Cosí, quando ho cominciato a riconoscere che questa gente a cui ero stato inviato, mi stava cambiando la vita e mi stava aiutando a vedere con occhi nuovi la realtá che stava attorno a me e dentro di me, ho iniciato a capire che missione é prima di tutto “condividere” cio che il Signore ha posto dentro di noi di piú bello. E tutti noi possiamo dire questo di noi, della nostra vita, della nostra storia… le difficoltá e i problemi del momento presente sono reali, ma non hanno il diritto di toglierci il sorriso e la speranza che il domani puó essere diverso. Il mondo cambia, se io cambio… Il mondo, la vita mi sorridono se anch’io, per un istante mi dimentico del mio mondo e lascio entrare il mondo che mi sta attorno, che é molto piú grande di me e dei miei problemi.

Il Natale nasce cosí! Quando, come i pastori, gente povera, gli ultimi e gli straccioni dell’epoca, mi lascio illuminare da questa luce nuova. E credo che solo questa luce puó cambiare il corso della storia a partire dal momento in cui io decido di lasciarmi abitare, trasformare da questa presenza che illumina e da vita a cio che in me ancora puzza di disperazione e morte.

Ho voluto condividere anche in forma “ufficiale” con voi, il presente e il futuro del mio cammino… É sempre una gioia poter continuare a camminare insieme, uniti dalla stessa fede e pregando gli uni per gli altri. È questo il regalo piú bello che anche quest’anno vogliamo scambiarci davanti al Presepe.

Se Dio vuole a Marzo saró in Itália per celebrare la Pasqua. Sará un’opportunitá per scambiarci qualche esperienza e molti abbracci; aggiornarci un po’ sulla situazione della nostra missione di Padova qui in Brasile e celebrare la gioia e la speranza di Gesú nella nostra vita.

Vi auguro un Natale ricco della grazia e della pace di Gesú.

… e vogliatevi bene come Lui ce ne ha voluto e continua a volercene giorno dopo giorno!

Dio vi benedica!       Don Lucio Nicoletto.

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Feliz Natal

Feliz Natal!

sono gli auguri che più di frequente ho ricevuto in questi giorni dai miei parrocchiani e anche da altre persone.

Quest’anno vivo il Natale con una particolare attenzione alle famiglie (parlo al presente perché siamo ancora dentro all’ottava di Natale…). Sono molti i richiami che mi vengono in questo senso: la mia famiglia di sangue, le famiglie della parrocchia con le loro difficoltà e le loro gioie e, con il desiderio non certo spento, di costruirne di nuove, il Sinodo dei vescovi… cosicché la festa della Sacra Famiglia di ieri, mi pareva un invito a riconoscere dove abbiamo imparato ad amare e un incoraggiamento a non temere.  

Questa volta provo a inviarvi una forma diversa di racconto dell’esperienza brasiliana: si tratta di un video che si focalizza sulla realtà di alcuni giovani della parrocchia. mi rendo conto che la durata potrebbe non essere molto invitante, ma ho pensato che si tratta di poco più della lettura di un articoletto. lo trovate in youtube all’indirizzo:

http://youtu.be/DnvFqXvBRek

Buon 2015!!!

a presto!            d Luigi Turato

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Esperienza di viaggio dei seminaristi della Facoltà telogica di Padova

Esperienza missionaria in Brasile

di Roberto Frigo                                               

Quest’estate, dal 30 giugno al 20 luglio, noi seminaristi del quinto anno abbiamo vissuto un’esperienza missionaria nella terra brasiliana dove operano alcuni sacerdoti diocesani come fidei donum. Prima di essere ordinati diaconi di una Chiesa particolare, è stato significativo vivere questa avventura che ci ha mostrato – ancora una volta – come la Chiesa superi i confini di un territorio e come la missionarietà ne sia un elemento costitutivo.

La ricchezza di ciò che abbiamo vissuto in quei giorni è difficile racchiuderla in poche battute, ma provo a darne qualche pennellata. Innanzitutto abbiamo incontrato una comunità presbiterale unita che ci ha accolto e fatti sentire a casa: sono stati molti i dialoghi tra di noi sulla pastorale, sull’essere prete e su come vivere il proprio ministero in terra di missione. Grazie a loro abbiamo avuto l’opportunità di entrare in diretto contatto con una realtà diversa di Chiesa: essere in due parroci per una parrocchia di 150.000 abitanti composta di 17 comunità ma con un gran numero di ministri laici è un po’ differente rispetto a ciò che viviamo qui a Padova! E sentirsi dire da quelle persone che in Italia ci sono troppi preti, ti fa vedere le cose da un’altra prospettiva…  

Oltre a ciò, abbiamo avuto occasione di incontrare alcune associazioni che operano a favore dei più poveri. Casa do Menor ad esempio, ha un centro di formazione per minori e qualche casa di accoglienza per bambini rifiutati dai genitori, per coloro che hanno disturbi mentali, o per chi desidera guarire dalla tossicodipendenza. Abbiamo poi incontrato suor Amelia – italiana – che è la responsabile di un ambulatorio medico dove si dà la possibilità anche ai più poveri di essere curati attraverso medicine ricavate da alcune piante. Inoltre abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con i meninos de rua, cioè i ragazzi costretti a vivere sulla strada perché abbandonati dalla famiglia o perché scappati di casa. Stare una mattina in mezzo a loro è stato “particolare”: non sono giovani con i quali siamo abituati ad operare nelle nostre esperienze pastorali, ma essere lì con loro e tra loro vedendo come sono costretti a passare le giornate e come non abbiano occasioni di crescere culturalmente è stata un’esperienza forte che ci siamo portati a casa. E lo stesso possiamo dire per quanto riguarda la visita che abbiamo fatto all’interno di alcune favelas: passare per quelle strade, vedere dove vivono e come vivono, incrociare quei visi e quegli sguardi non lascia indifferenti.

È questa una faccia del Brasile! Una faccia segnata dal dolore e per certi versi anche “aggressiva”, cioè difficile, sofferente. A fianco di tutto ciò però, abbiamo notato e apprezzato anche tutta la bellezza naturale che vi è racchiusa: se ci si allontana un po’ dalle distese di cemento armato che dominano su Rio di Janeiro e periferia, si possono scorgere dei parchi naturali senza paragoni. Inoltre non può non esserci saltata all’occhio la calorosa accoglienza riservataci da ogni comunità che abbiamo visitato, l’allegria del vedersi e la gioia dello stringersi la mano. Infine, l’essere stati lì proprio nel tempo dei Mondiali, ci ha fatto toccare con mano quanto i brasiliani siano amanti del calcio.

Al termine di un’esperienza così variegata, si può tracciare un piccolo bilancio con qualche considerazione preziosa. L’incontro con un’altra cultura mette a disagio, scardina certezze e fa porre domande impegnative. Andare verso l’altro, incontrarlo, entrare in dialogo con lui e cercare di comprenderlo è molto più difficile rispetto che qui in Italia dove, bene o male, tutti possiamo avere un background comune. Non si tratta semplicemente di essere presenti ad un appuntamento programmato, ma si tratta di preparare prima il proprio cuore, aprendolo al desiderio profondo di incontro e di intimità. È necessario “destrutturare le strutture mentali” che ci portiamo dietro per incontrare l’altro all’interno delle sue strutture mentali e del suo linguaggio, amandolo così com’è. E questo credo sia una cosa difficile per tutti.    

Inoltre, dopo questo viaggio, credo che anche la preghiera del Padre Nostro possa assumere un volto nuovo: nel chiamare Dio con il nome di Padre e nel riconoscermi fratello, non posso più dimenticarmi di questi fratelli più bisognosi.

Cosa resterà di questa esperienza? «Beh – dice don Matteo – se quando sarete diaconi e preti, sentendo nominare il Brasile sentirete che il cuore batte un po’ di più e vi verranno in mente luoghi e volti, forse a qualcosa sarà servito». È questa la speranza e l’augurio che ci facciamo.

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Nuovi ministri e Buona Pasqua!

Il biblista Carlos Federico e l’assemblea nella chiesa di Nostra Signora di Fatima

Il tempo della quaresima di quest’anno si è caratterizzato per la preparazione dei nuovi ministri della parola e dell’eucaristia e per l’ultima preparazione dei catecumeni che riceveranno il battesimo e l’eucaristia nella notte di Pasqua e la cresima con il vescovo Tarcisio.

Forse non molti conoscono qual è il compito dei ministri della parola e dell’eucaristia. Sono persone scelte per le comunità e si rendono disponibili a guidare la liturgia della parola nelle domeniche in cui non è possibile la celebrazione della messa. Il Brasile infatti soffre di una mancanza di preti che possano garantire la celebrazione domenicale e così da sempre la nostra diocesi di Duque de Caxias ha formato persone laiche che possano assumere questo ministero a tempo (normalmente due anni rinnovabili), per un servizio domenicale di ascolto e condivisione della Parola e per poter distribuire l’eucaristia. I ministri non ordinati (così sono chiamati per distinguerli da quelli ordinati, ovvero i padri) sono preparati con un corso che abbraccia alcuni elementi essenziali per poter svolgere al meglio questo servizio: ascolto della Parola, come preparare una condivisione della parola, come presiedere una liturgia.

Incontro della Pastorale Sociale nella comunità Nostra Signora Immacolata

Per fare questo abbiamo invitato un biblista che ci ha accompagnato a riflettere sui vangeli della quaresima, così durante tre serate abbiamo approfondito i vangeli della Trasfigurazione, della samaritana e del cieco nato e nei giorni successivi con padre Matteo, abbiamo offerto una formazione sulla condivisione della parola e la preparazione della liturgia. I nuovi ministri sono carichi di entusiasmo e di trepidazione. Nadia per esempio, si sente onorata di essere stata scelta, ma anche con un certo timore per essere la prima donna che dopo più di dieci anni, presiede la liturgia nella comunità più grande della parrocchia.

Quando ho voltato lo sguardo per osservare l’assemblea, mi ha impressionato: più o meno cento persone si stanno preparando per questo servizio: infatti nella parrocchia ogni domenica vengono celebrate circa otto messe e dodici celebrazioni e sapendo che un ministro non ordinato presta servizio una o due volte al mese, i conti tornano (molti inoltre si prestano solo come ministri dell’eucaristia per gli ammalati).

Da quando ho cominciato il mio servizio qui come prete, mi ha stupito molto questa maniera di vivere la ministerialità. Ne avevo sentito parlare, ma ora conoscerla direttamente, mi sta facendo vedere un volto di chiesa differente e interessante, dove la ministerialità (persone non consacrate che svolgono servizi liturgici) è una esigenza, ma anche una ricchezza molto grande. Infatti possono condividere la Parola a partire dalla loro situazione di famiglia e di condizione di vita: lavoro, studio (alcuni frequentano l’università serale per completare il proprio piano di studi e di formazione professionale), vicinanza con realtà di povertà…

Formazione del nuovo gruppo dei chierichetti

A volte sono persone che non hanno avuto grandi possibilità di studio, ma che si impegnano a approfondire il vangelo con letture e commentari che introducono il vangelo.

Alla fine del corso ci hanno stupito le numerose domande di continuare a conoscere la bibbia: tutti ne hanno una (a volte è quasi l’unico libro che posseggono) e quando c’è un incontro di formazione è normale che la portino con sé. Alcuni giorni fa una signora anziana mi ha detto più o meno così: padre, io non ho potuto frequentare la scuola, ma ho imparato a leggere la bibbia. E effettivamente mi ha letto alcuni versetti.

Ora i preparativi per la Pasqua stanno fervendo, nei prossimi giorni entreremo nel vivo dei giorni santi. Auguro a tutti un buon tempo di Pasqua e di risurrezione: le parole della bibbia ci accompagnino a leggere la nostra vita.

don Luigi Turato

Visita di don Gaetano, direttore del Centro Missionario


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NATALE CON I RAGAZZI DI SAN MICHELE 

Domenica scorsa i bambini e ragazzi della comunità di San Michele hanno messo in scena una rappresentazione della Natività. Con tutta la loro freschezza si sono imbattuti in una attualizzazione: il Natale non è la Festa di “papai Noel”, ma per la venuta di Gesù Bambino. Penso che per loro non sia stato facile pensarla in questa maniera: è ben più pratico aspettare l’arrivo di un regalo per mezzo di qualche donazione, che vedere in quel Bambino un segno di speranza per il futuro. I ragazzi di questa comunità sono sorridenti e hanno voglia di giocare e divertirsi, ma si trovano a fare i conti con la povertà che li accompagna da molto tempo, diciamo fin dalle loro origini.

L’espressione interiore che ho avuto la prima volta che sono entrato in quel quartiere è stata: ma quanti sono?! E poi le sorprese non sono mancate: si sono avvicinati a un estraneo con tanta rapidità e semplicità che mi ha disarmato, oltre a pormi tante altre domande… Non è difficile stare con loro: qualsiasi attrazione è una novità e quando li ho salutati la prima volta mi hanno chiesto prima se ero inglese, poi cinese… italiano non faceva parte del loro bagaglio di conoscenza delle lingue. Vivono in una zona della parrocchia che è ai confini, ma pare di essere già in un altro mondo: spesso mancano delle necessità prime per una vita dignitosa, come l’acqua. 

Da qualche tempo la pastorale dei bambini si sta prendendo nuovamente cura di loro, cercando adunarli e di offrire uno spazio dove poter condividere la gioia di stare insieme. Alcune signore delle comunità vicine offrono incontri di catechesi per i più grandi, mentre donna Cristiane si sta impegnando per una azione di animazione dei più piccoli. Penso che lo sguardo di Maria nei confronti del Bambino Gesù sia quello che più e meglio ci aiuta a vederli con occhi differenti, come di chi si stupisce di fronte al piano di Dio e alla potenzialità di ciascuna creatura.

La speranza è di poter continuare a sostenere questa opera di prossimità con questi bambini e di vicinanza anche alle loro fragili famiglie, come un’opera di conferma che non è babbo natale a assistere qualcuno una volta l’anno, ma la cura della comunità che si fa carico e tenerezza per gli ultimi.

Mentre vi sto scrivendo a brevi intervalli continuano a scoppiare fuochi d’artificio che vogliono dare il benvenuto all’anno nuovo e salutare il passato. È quasi passato un anno da quando mi trovo in questa terra e mi auguro e vi auguro di poter vedere il nuovo con gli occhi di chi si sa stupire e cucire (meditare) tutto quanto ci verrà offerto. 

Buon 2014!

don Luigi

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PASTOR PRÓPRIO

È una splendida giornata di sole venerdì 15 novembre. Nella messa delle ore 17,00 -orario di Brasilia – padre Matteo Fornasiero è diventato parroco della parrocchia Nostra Signora di Fatima in São João de Meriti della Diocesi di Duque de Caxias, Rio de Janeiro.

Eravamo presenti tutti i padri fidei donum di Padova che stanno prestando servizio in questa diocesi sorella e, nella semplicità dello stile della celebrazione, abbiamo condiviso questo importante passaggio di padre Matteo. Il Vescovo dom Tarcisio ha sottolineato che il parroco è “Pastor proprio” della parrocchia: non un mercenario che compie un dovere, ma un pastore che ama il suo gregge come uno sposo. 

Il rituale parla da sé con tutti i vari passaggi avvenuti: dopo il giuramento di fedeltà e la professione di fede, gli sono stati simbolicamente consegnati il fonte battesimale e il confessionale, segni dell’attività dei sacramenti e dei compiti del parroco.

Il vescovo non ha mancato di ricordare come i padri di Padova lavorano in equipe fin dall’inizio della loro presenza in terra brasiliana.

L’incarico ricevuto è importante, anche perché non si tratta di un piccolissimo gregge, ma piuttosto di una comunità di varie comunità, come ha evidenziato pe. Matteo stesso alla fine della celebrazione. E proprio questo è il clima che si è respirato durante la celebrazione: una festa e allegria dettate dalla vita condivisa delle varie comunità. Non era a disposizione la chiesa parrocchiale perché in opera di restauro e perciò la celebrazione si è svolta nel centro di formazione: lo spazio era diventato ben stretto per l’occasione, ma è stata un’ottima opportunità per creare maggior calore (cosa di cui nessuno sentiva necessità, visti i 35 gradi di temperatura) segno di simpatia e vicinanza al nuovo parroco. 

Il volto delle persone adunatesi per l’evento, era di chi desidera non solo vedere il nuovo parroco (son già quattro anni che padre Matteo sta prestando servizio in parrocchia), ma per confermare il “carinho” dei parrocchiani e il desiderio di camminare assieme nell’annuncio del Vangelo.

Terminata la parte liturgica, abbiamo continuato la festa in casa, dove il buon padre Lucio aveva già allestito una cenetta dai sapori misti: pasta con vellutata di peperoni e churrasco misto.

Caro Padre Matteo, ti auguriamo un buon inizio: non solo ti passi presto il forte raffreddore di questi giorni, ma soprattutto possa entrare ancor più e meglio, con la tua discrezione, nell’esistenza di questo popolo pieno di vita.

Per i fidei donum in Brasile, don Luigi Turato

 

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UNA GIORNATA CHE NON TRAMONTA

Son già passati alcuni giorni da quando la GMG ha terminato la sua presenza ufficiale in Rio De Janeiro. Abbiamo avuto la gioia di ospitare per alcuni giorni anche il gruppo dei padovani che si è fermato qui prima di iniziare i giorni centrali. 

La stima ufficiale parla di 340 ospiti pellegrini nella nostra parrocchia di NS di Fatima in Vilar dos Teles diocesi di Duque de Caxias. Sono arrivati qualche giorno prima della Giornata fino a qualche giorno dopo. Erano ospiti nelle nostre famiglie e, nonostante molti fossero argentini, il distacco al momento dell’addio, ha provocato molte lacrime (tra argentini e brasiliani non corre buon sangue dal punto di vista calcistico). I pellegrini che qui hanno soggiornato erano di lingua spagnola, ma non è stato difficile intendersi almeno per gli aspetti essenziali. Non sono mancati i momenti di festa, come le sorprese: una signora di NS Aparecida mi ha confidato di essere stata edificata perché ha visto i giovani ospiti più volte fermarsi in preghiera nella chiesa della comunità. 

Sono rimasto anch’io molto impressionato dalla disponibilità dei parrocchiani a aprire le porte delle loro case. All’inizio più di qualcuno dubitava: ricevere degli estranei in casa, comporta sempre un rischio, ma poi visto il carattere molto pacifico e allegro degli ospiti, chi non aveva dato la disponibilità iniziale, ha cambiato idea in fretta. Penso che questa sia stata la parte più rilevante della Giornata Mondiale della Gioventù per la gente della mia parrocchia: aprire le porte delle semplici case in cui vivono e superare la paura di ricevere un estraneo. 

Non solo siamo stati ospiti, ma anche pellegrini. La camminata di 10 km di sabato ci ha stancato notevolmente le gambe, ma ci ha anche rinforzato nel desiderio di metterci sui passi del Vangelo. Era da un po’ che non dormivo a terra e il contatto con l’asfalto in mezzo a quella moltitudine di accampati, mi ha fatto pensare a tutti quelli che la strada ce l’hanno come casa. 

E poi ci sono state le celebrazioni in quella meraviglia della natura che è Copacabana e ascoltando le parole di papa Francesco: è stata come una ventata fresca e “originale” nel senso di cercare di andare all’essenziale. La domenica sera è passato per salutarci in casa il vescovo Francesco Biasin e le sue parole ci hanno trasmesso la testimonianza di un papa proprio come si vede alla televisione: “acqua e sapone”.

L’emozione è stata grande e ha sicuramente scaldato il cuore anche ai più scettici. È la stessa che ho provato quando sono stato in pellegrinaggio a Assisi o in Terra Santa: è il luogo e “l’aria” che respiravo che parlavano di suo.

Ma la giornata non vuole tramontare: certo è passata l’euforia, ma i giovani stessi si sono chiesti come continuare questa intuizione iniziale di essere missionari. E per questo hanno proposto di vivere un annuncio missionario all’interno della parrocchia stessa nel prossimo mese di ottobre: passeranno per le strade cantando e invitando a partecipare alla celebrazione nella comunità.

Poco fa mi è venuta in mano una carta con le letture della domenica precedente la giornata, lì dove si racconta di Abramo pellegrino alle querce e ospite dell’angelo e il Vangelo racconta di Marta e Maria ospiti di Gesù. Mi pare siano una bella interpretazione di ciò che abbiamo vissuto con questa esperienza: la condizione del pellegrino e ospite ci rende molto più sensibili alla presenza degli altri.

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Cosa sta succedendo in Brasile…

Siccome molti mi hanno chiesto (soprattutto dall’Italia) parlo, anzi scrivo! Penso che in Brasile stiamo vivendo un’epoca storica. Non si è mai visto milioni di persone che si organizzano e vanno a manifestare pubblicamente perché stanchi di pagare e non vedere nessun effetto nelle aree più importanti della salute e dell’educazione. Storico perché non sta succedendo solo nelle capitali, ma in moltissime città: Duque de Caxias ha riunito un 10mila persone, S. João 5mila. Storico perché ci si accorda via web, e non perché un movimento politico sta davanti e chiama in piazza la gente.

Purtroppo ci sono i fanatici, i vandali e gli estremisti che vogliono approfittarne, ma il movimento in sé è pacifico …in alcune manifestazioni sono anche andati contro questo tipo di persone.

Qui, venerdì scorso, giorno della manifestazione, al pomeriggio, tutti hanno chiuso per paura di questi pochi: c’era un clima strano.

Comunque sia, speriamo che tutta questa buona confusione serva!

Don Matteo  

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LA CROCE PELLEGRINA

Lunedì 3 giugno è stata una giornata di grande animazione e entusiasmo. Nella nostra parrocchia di Nostra Signora di Fatima in Vilar dos Teles è passata la “Croce Pellegrina” della Giornata Mondiale della Gioventù. È la croce che ha già visto molti luoghi nel mondo e che in quest’anno ha attraversato il Brasile in vista del prossimo incontro a luglio dei giovani a Rio De Janeiro. Abbiamo accompagnato la croce nei luoghi della vita quotidiana della parrocchia: all’ospedale, alla scuola (vedi foto sopra), ma anche al comando di polizia militare e al centro commerciale: la gente che passava aveva l’opportunità di fermarsi a contemplarla e anche di vivere un breve momento di preghiera. Nel pomeriggio è passata per la casa di accoglienza degli anziani e poi ha sostato un’ora nella chiesa matrice (madre), prima di riprendere il suo cammino nella diocesi di Duque De Caxias. I giovani l’hanno accolta con una danza, molti canti e con un momento di preghiera. Erano molto animati e il loro contagio ha investito quanti si trovavano lungo la strada. È stato interessante vedere come anche i luoghi aconfessionali abbiano accettato l’arrivo della croce: meno della metà della popolazione dello Stato di Rio De Janeiro, si dichiara cristiana cattolica, ma mantiene comunque un grande rispetto per le differenze di fede e di credo.  

Quando ero arrivato un mese fa in parrocchia (dopo il corso di lingua nella capitale), i preparativi stavano fervendo perché tutto potesse essere ben organizzato e diventare un momento di preparazione al prossimo evento di luglio: ogni comunità ne ha parlato abbondantemente e si sta allargando sempre più il cerchio delle famiglie che accoglieranno pellegrini durante la settimana di luglio.

Normalmente mi trovo abbastanza restio di fronte ai grandi raduni, ma non ho potuto sottrarmi al contagio. In particolare mi ha colpito quell’immagine della croce caricata a spalle dai giovani. Certo, eravamo in un clima di festa e si è trattato di pochi passi, ma mi ha reso bene l’immagine di quello che loro stessi vivono e sono capaci. Quella croce aveva i tratti di croci che anche qui essi stessi stanno portando: l’istruzione che richiede molti sacrifici perché sia di qualità, il lavoro che spesso ha uno stipendio che non fa pensare molto al futuro… Tuttavia l’hanno portata insieme e cantando, come di loro natura, diventava così una croce molto più lieve e meno solitaria. 

Questo passaggio ci ha animati tutti: giovani e non a metterci più dentro alla prospettiva del prossimo arrivo di papa Francesco che pare già molto stimato anche dal popolo brasiliano (nonostante l’accesa rivalità calcistica tra Argentina e Brasile). 

L’inserimento nella vita brasiliana continua bene: è davvero disarmante il senso di accoglienza che mi stanno dimostrando e che ogni giorno trova conferme. Penso di aver detto una volta, durante un incontro, che mi piacciono i dolci e così ora, appena l’occasione si presta, subito me ne presentano una fetta…

Vi lascio con il ritornello dell’inno della Giornata Mondiale della Gioventù, ma se avete l’opportunità di ascoltare tutta la canzone, potrete ascoltare di qualche altro sapore brasiliano.

Sou marcado desde sempre
com o sinal do Redentor,
que sobre o monte, o Corcovado,
abraça o mundo com Seu amor.

(Refrão)

Cristo nos convida:
”Venham, meus amigos!”
Cristo nos envia:
”Sejam missionários!”


Sono segnato da sempre con il simbolo del Redentore, che sopra il monte, il Corcovado, abbraccia il mondo con il suo amor. Cristo c’invita: “Venite amici miei!”. Cristo ci invia: “Siate missionari!”

 Cari saluti   Até logo!         don Luigi

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Cresima a Vilar dos Teles

Sabato 5 maggio 2013, il nuovo Vescovo di Duque de Caxias, Dom Tarcisio Nascimento, ha amministrato la cresima a ben 36 giovani e adulti della parrocchia di Nostra Signora di Fatima in Vilar dos Teles. A guardare i volti, si nota con facilità la diversità di età che compone il gruppo: non solo giovanissimi, ma anche adulti. La preparazione al sacramento, è infatti un cammino di riscoperta della fede anche per persone che da tempo vivevano “lontane” o avevano condiviso il loro percorso con altre denominazioni religiose (molto diffuse qui in Brasile). 

Il gruppo è composto da fedeli di alcune delle 17 comunità che formano la parrocchia: durante questi ultimi due anni, ogni comunità ha provveduto un cammino di preparazione e accompagnamento, culminato nel ritiro vissuto qualche giorno prima della celebrazione e dopo aver vissuto il rito di elezione e gli scrutini durante la quaresima precedente.

Il cristiano con la cresima, diventa testimone del Signore Risorto, ha sottolineato il vescovo nell’omelia. E questi cresimandi avevano già preso sul serio l’impegno a mettersi a servizio nella comunità: alcuni offrendo la propria disponibilità nel servizio liturgico, altri con un servizio concreto di sostegno ai poveri o con attività di animazione dei bambini.

Con una premessa di questo calibro, la celebrazione è risultata un evento di lode a Dio e di conferma di un percorso di fede che chiede di maturare, ma che già ha espresso alcuni frutti.

E come in ogni buona celebrazione brasiliana, non è mancata l’allegria e il vigore del canto, ma anche il calore del gesto dell’abbraccio di tutta la comunità parrocchiale.

Non ci resta che augurare a questi nuovi cresimati: Deus vos abençõe e vos dê todo o seu carinho! (Dio vi benedica e vi mostri tutto il suo affetto).

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